Il Discorso del Re
Tom Hopper, 2010
Il principe Albert (affettuosamente chiamato Berthie), figlio cadetto del Re d’Inghilterra Giorgio V, soffre di un’invalidante balbuzie che insorge quando deve fare dei discorsi alla nazione, per sparire nell’intimità del rapporto con la moglie e le figlie, in cui le sue parole sgorgano libere e ininterrotte.
I numerosi ricorsi a logopedisti e a specialisti del linguaggio confermano quella che sembra una prognosi immodificabile, fino a quando non avviene l’incontro con il terapeuta Lionel. L’importante relazione terapeutica che si instaurerà tra i due, offrirà al paziente Berthie una concreta chance di cambiamento, passando attraverso le numerose scosse di assestamento del loro rapporto.
Nel dispiegarsi delle sedute emergono le difficoltà vissute da Berthie, tanto da farci chiedere se la sua balbuzie non possa declinarsi come una protesta pacata, ma rabbiosa all’atmosfera di trascuratezza che ha gravato sulla sua infanzia, sullo sfondo dell’etichetta di corte. Chissà se proprio l’etichetta non abbia frenato oltre che la rabbia, anche la voce di Berthie, col risultato di un pesante imbottigliamento emotivo.
Nella mia visione, ciò che ha consentito a Berthie di diventare Re Giorgio VI e quindi di riappropriarsi della sua voce, non è tanto la fotografia muta del suo passato, ma la relazione giocata con Lionel che gli ha restituito nuovi modi di guardarsi, liberandolo dal giogo della rabbia.
Il principe Albert (affettuosamente chiamato Berthie), figlio cadetto del Re d’Inghilterra Giorgio V, soffre di un’invalidante balbuzie che insorge quando deve fare dei discorsi alla nazione, per sparire nell’intimità del rapporto con la moglie e le figlie, in cui le sue parole sgorgano libere e ininterrotte.
I numerosi ricorsi a logopedisti e a specialisti del linguaggio confermano quella che sembra una prognosi immodificabile, fino a quando non avviene l’incontro con il terapeuta Lionel. L’importante relazione terapeutica che si instaurerà tra i due, offrirà al paziente Berthie una concreta chance di cambiamento, passando attraverso le numerose scosse di assestamento del loro rapporto.
Nel dispiegarsi delle sedute emergono le difficoltà vissute da Berthie, tanto da farci chiedere se la sua balbuzie non possa declinarsi come una protesta pacata, ma rabbiosa all’atmosfera di trascuratezza che ha gravato sulla sua infanzia, sullo sfondo dell’etichetta di corte. Chissà se proprio l’etichetta non abbia frenato oltre che la rabbia, anche la voce di Berthie, col risultato di un pesante imbottigliamento emotivo.
Nella mia visione, ciò che ha consentito a Berthie di diventare Re Giorgio VI e quindi di riappropriarsi della sua voce, non è tanto la fotografia muta del suo passato, ma la relazione giocata con Lionel che gli ha restituito nuovi modi di guardarsi, liberandolo dal giogo della rabbia.
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