Decidere di Iniziare un Percorso

Cosa Aspettarsi?

Solitamente, a chi mi contatta propongo 3 o 4 colloqui iniziali per conoscersi e delineare meglio la situazione, per poi intraprendere eventualmente un percorso di psicoterapia.

I colloqui conoscitivi sono incontri di grande importanza sia per me (mi permettono di capire se sono la persona adatta alle necessità di chi mi contatta), sia per l’altra persona (che può così capire se si trova a suo agio in mia presenza, se sente di potersi affidare).

Non è sempre chiaro il motivo per cui ci si rivolge a uno psicoterapeuta. In molti vivono preoccupazioni che non sono traducibili in categorie diagnostiche e sono spinti, per esempio, dal desiderio di sentirsi più soddisfatti della loro vita, di sentirsi più sicuri di sé, di sentirsi sostenuti in decisioni personali difficili, di dipendere in modo più sano dagli altri, di affrontare un momento di crisi come un lutto, una separazione, un licenziamento, di fare coming out e così via.

Al contrario, altre volte si inizia un percorso con le idee apparentemente molto chiare su quale sia il proprio problema (ansia, attacchi di panico…) ed è sorprendente vedere come, grazie al procedere della terapia, questa chiarezza iniziale diventi sempre meno cristallina e, sotto ai sintomi, emergano dei significati mai veramente messi a fuoco.

Con il procedere del lavoro terapeutico, la confusione iniziale incomincia via via a delinearsi e la domanda rivolta al professionista diventa più chiara. È come se a un certo punto si trovassero le parole per descrivere più pienamente quello che si vive, perché il linguaggio è il confine dei nostri pensieri che, con l’analisi, si arricchiscono.

Una parte del lavoro iniziale consiste proprio nel cercare di comprendere che cosa fa stare la persona in quel modo, che cosa l’ha spinta a cercare un aiuto psicologico. Guardare se stessi con accresciuta complessità, paradossalmente, facilita la ricerca di strade verso il cambiamento.

Solitamente, a chi mi contatta propongo 3 o 4 colloqui iniziali per conoscersi e delineare meglio la situazione, per poi intraprendere eventualmente un percorso di psicoterapia.

I colloqui conoscitivi sono incontri di grande importanza sia per me (mi permettono di capire se sono la persona adatta alle necessità di chi mi contatta), sia per l’altra persona (che può così capire se si trova a suo agio in mia presenza, se sente di potersi affidare).

Non è sempre chiaro il motivo per cui ci si rivolge a uno psicoterapeuta. In molti vivono preoccupazioni che non sono traducibili in categorie diagnostiche e sono spinti, per esempio, dal desiderio di sentirsi più soddisfatti della loro vita, di sentirsi più sicuri di sé, di sentirsi sostenuti in decisioni personali difficili, di dipendere in modo più sano dagli altri, di affrontare un momento di crisi come un lutto, una separazione, un licenziamento, di fare coming out e così via.

Al contrario, altre volte si inizia un percorso con le idee apparentemente molto chiare su quale sia il proprio problema (ansia, attacchi di panico…) ed è sorprendente vedere come, grazie al procedere della terapia, questa chiarezza iniziale diventi sempre meno cristallina e, sotto ai sintomi, emergano dei significati mai veramente messi a fuoco.

Con il procedere del lavoro terapeutico, la confusione iniziale incomincia via via a delinearsi e la domanda rivolta al professionista diventa più chiara. È come se a un certo punto si trovassero le parole per descrivere più pienamente quello che si vive, perché il linguaggio è il confine dei nostri pensieri che, con l’analisi, si arricchiscono.

Una parte del lavoro iniziale consiste proprio nel cercare di comprendere che cosa fa stare la persona in quel modo, che cosa l’ha spinta a cercare un aiuto psicologico. Guardare se stessi con accresciuta complessità, paradossalmente, facilita la ricerca di strade verso il cambiamento.

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