Attacchi di Panico
Cosa ci vogliono dire?
1. Che Cos'è un Attacco di Panico?
Un attacco di panico è un episodio improvviso di ansia intensa che può sopraggiungere a “ciel sereno” o in una condizione di aspettativa ansiosa, ed è caratterizzato da una serie di sintomi come:
- tachicardia
- dolore retrosternale
- vertigini
- tremori
- sudorazione profusa
- sensazione di soffocamento o difficoltà respirare
- distacco da sé (depersonalizzazione) o dalla realtà (de realizzazione)
- paura di impazzire e di morire
Nell’esperienza di panico è il corpo a parlare dando voce a un’angoscia acuta e indefinita. L’intensità affettiva di una crisi, infatti, impedisce di descrivere con esattezza cosa succede in quei momenti che, al contrario, restituiscono al soggetto una sensazione di non senso e di impotenza prolungata nel tempo.
In tal senso l’onda lunga di un episodio di panico è un’esperienza di ansia anticipatoria o di “paura della paura” connessa al timore del ripresentarsi dell’evento ansioso, che porta il soggetto a mettere in atto strategie di evitamento di situazioni e/o luoghi associati alla crisi.
2. Perché Accade?
Il primo episodio di panico è spesso successivo, anche molto tempo dopo, a un evento particolarmente stressante. Ne sono un esempio i cambiamenti importanti, sia di segno negativo (come un lutto o una malattia, un licenziamento o una separazione) che di segno positivo (come un matrimonio o una nascita, una promozione o un avanzamento di carriera). Si tratta di situazioni rilevanti a cui il soggetto, nella maggior parte dei casi, sembra non aver dato peso.
L’atteggiamento di minimizzare o sottovalutare la difficoltà di adattarsi a un cambiamento importante o di far fronte a un evento traumatico, potrebbe predisporre le condizioni per una crisi di panico. Si instaura quindi un parallelismo tra la non pensabilità delle proprie emozioni relativamente a un evento significativo della propria vita e la non pensabilità delle emozioni tipica di un attacco di panico.
Ma che cosa significa esattamente pensare le emozioni?
Pensare le emozioni significa attribuire loro un significato e non percepirle solo come eventi corporei. Si tratta di una vera e propria capacità da apprendere e non di qualcosa di innato.
Così come da piccoli si impara l’alfabeto per poter poi leggere e scrivere esprimendo concetti dotati di senso, nello stesso modo è necessario apprendere sin da piccoli un alfabeto emotivo per dare significato ai propri stati emotivi ed esprimerli in maniera efficace col linguaggio. Se con l’alfabetizzazione le parole non rimangono suoni, ma diventano i concetti a cui si riferiscono, così con l’alfabetizzazione emotiva le emozioni non rimangono sensazioni corporee (come negli episodi di panico), ma diventano significati.
3. Cosa Fare?
Nonostante le crisi di panico siano esperienze totalizzanti che sembra faticoso risolvere o quantomeno alleviare, in realtà siamo potenzialmente attrezzati per vivere e gestire queste emozioni. La comprensione emotiva del sintomo permette inoltre di prevenire condizioni disadattive secondarie all’attacco di panico come, per esempio, l’agorafobia. L’agorafobia spinge il soggetto a evitare situazioni che potrebbero provocare lo stato ansioso come restare soli, sia in casa che fuori, trovarsi in luoghi affollati, viaggiare, prendere treni o aerei, prendere l’ascensore. Ricevere un supporto psicologico e, nei casi più complessi, integrarlo a un supporto farmacologico temporaneo, permette al soggetto di ridare significato all’esperienza emotiva che ha generato lo stato di allerta.
1. Che Cos'è un Attacco di Panico?
Un attacco di panico è un episodio improvviso di ansia intensa che può sopraggiungere a “ciel sereno” o in una condizione di aspettativa ansiosa, ed è caratterizzato da una serie di sintomi come:
- tachicardia
- dolore retrosternale
- vertigini
- tremori
- sudorazione profusa
- sensazione di soffocamento o difficoltà respirare
- distacco da sé (depersonalizzazione) o dalla realtà (de realizzazione)
- paura di impazzire e di morire
Nell’esperienza di panico è il corpo a parlare dando voce a un’angoscia acuta e indefinita. L’intensità affettiva di una crisi, infatti, impedisce di descrivere con esattezza cosa succede in quei momenti che, al contrario, restituiscono al soggetto una sensazione di non senso e di impotenza prolungata nel tempo.
In tal senso l’onda lunga di un episodio di panico è un’esperienza di ansia anticipatoria o di “paura della paura” connessa al timore del ripresentarsi dell’evento ansioso, che porta il soggetto a mettere in atto strategie di evitamento di situazioni e/o luoghi associati alla crisi.
2. Perché Accade?
Il primo episodio di panico è spesso successivo, anche molto tempo dopo, a un evento particolarmente stressante. Ne sono un esempio i cambiamenti importanti, sia di segno negativo (come un lutto o una malattia, un licenziamento o una separazione) che di segno positivo (come un matrimonio o una nascita, una promozione o un avanzamento di carriera). Si tratta di situazioni rilevanti a cui il soggetto, nella maggior parte dei casi, sembra non aver dato peso.
L’atteggiamento di minimizzare o sottovalutare la difficoltà di adattarsi a un cambiamento importante o di far fronte a un evento traumatico, potrebbe predisporre le condizioni per una crisi di panico. Si instaura quindi un parallelismo tra la non pensabilità delle proprie emozioni relativamente a un evento significativo della propria vita e la non pensabilità delle emozioni tipica di un attacco di panico.
Ma che cosa significa esattamente pensare le emozioni?
Pensare le emozioni significa attribuire loro un significato e non percepirle solo come eventi corporei. Si tratta di una vera e propria capacità da apprendere e non di qualcosa di innato.
Così come da piccoli si impara l’alfabeto per poter poi leggere e scrivere esprimendo concetti dotati di senso, nello stesso modo è necessario apprendere sin da piccoli un alfabeto emotivo per dare significato ai propri stati emotivi ed esprimerli in maniera efficace col linguaggio. Se con l’alfabetizzazione le parole non rimangono suoni, ma diventano i concetti a cui si riferiscono, così con l’alfabetizzazione emotiva le emozioni non rimangono sensazioni corporee (come negli episodi di panico), ma diventano significati.
3. Cosa Fare?
Nonostante le crisi di panico siano esperienze totalizzanti che sembra faticoso risolvere o quantomeno alleviare, in realtà siamo potenzialmente attrezzati per vivere e gestire queste emozioni. La comprensione emotiva del sintomo permette inoltre di prevenire condizioni disadattive secondarie all’attacco di panico come, per esempio, l’agorafobia. L’agorafobia spinge il soggetto a evitare situazioni che potrebbero provocare lo stato ansioso come restare soli, sia in casa che fuori, trovarsi in luoghi affollati, viaggiare, prendere treni o aerei, prendere l’ascensore. Ricevere un supporto psicologico e, nei casi più complessi, integrarlo a un supporto farmacologico temporaneo, permette al soggetto di ridare significato all’esperienza emotiva che ha generato lo stato di allerta.